Io vi trovero

Io Vi Trovero

Il signor Mills va a caccia
Dopo una vita spesa al servizio del suo paese, Bryan Mills si è ritirato per stare vicino alla figlia diciassettenne Kim, che vive con la sua ex moglie e il facoltoso nuovo marito di lei. Alla notizia di un imminente viaggio a Parigi della ragazza, Bryan è turbato dai pericoli che potrebbe correre, ma infine si decide a concederle il suo permesso: una scelta che rimpiangerà amaramente. Kim viene infatti rapita insieme alla sua amica Amanda, e rischia di scomparire fra le maglie del traffico della prostituzione. Bryan ha solo novantasei ore per ritrovarla prima che sia venduta, e dovrà sfruttare tutta l’esperienza e le abilità acquisite in anni di duro lavoro perché la caccia abbia buon esito…

Un inarrestabile massacro
Ma il Vecchio Continente è davvero un posto così pericoloso per i giovani e un po’ sprovveduti turisti americani? Fra giochi di puro sadismo e tratta delle bianche, dopo i due Hostel ci pensa questo Taken (tralasciamo il maldestro titolo italiano) a terrorizzare il viaggiatore a stelle e strisce, che rischia seriamente di guardare all’Europa come a un luogo di minaccia e perdizione. Curioso, poi, che a dipingere un simile scenario siano stavolta degli europei, e in particolare il co-sceneggiatore e produttore Luc Besson, che all’Europa resta sempre molto legato: la sua casa di produzione si chiama EuropaCorp. non certo per caso, mentre i film da lui scritti, prodotti o diretti hanno sempre una matrice europea.
Così, calandosi totalmente nella prospettiva americana (per agevolare la commerciabilità della pellicola su suolo statunitense), Besson ripropone il vecchio genere del vengeance movie con un eroe che, come da tradizione, giustifica la brutalità dei suoi metodi in quanto difensore degli innocenti e della giustizia. Difficile non diventare complici del massacro, anche perché la sceneggiatura preme astutamente sul lato emotivo e, bisogna riconoscerlo, non concede mai un solo attimo di tregua, in virtù di un ritmo indiavolato e di qualche discreto momento di suspence che il regista Pierre Morel riesce a gestire con mestiere (pur senza evitare il prevedibile e confusionario stile da videoclip, nevrotico e ipercinetico tanto nei movimenti di macchina quanto nel montaggio).
Ma questo Lima Neeson tormentato, incattivito e invincibile, piacevole a vedersi anche in un ruolo per lui alquanto insolito, è una vera macchina di morte che farebbe sfigurare persino Il corvo e Il giustiziere della nottegli autori non hanno senso della misura, ed eccedono in una folle carneficina che si prende estremamente sul serio, con innumerevoli sequenze d’azione probabilmente ispirate alla violenta fisicità della serie Bourne. Ogni legittima pretesa di denuncia (la vicenda ruota attorno allo sfruttamento della prostituzione e alla riduzione in schiavitù) ne risulta allora annacquata, diluita in un prodotto di entertainment che non ha molto da dire al di là della sua indubbia professionalità.
Piccolo ruolo per la cantante Holly Valance, che interpreta una sorta di doppio di se stessa.
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